Premesso che per Malattia Renale Cronica si intende una perdita progressiva della funzione renale che, se non adeguatamente “aggredita”, può condurre in poco tempo alla perdita totale della stessa con conseguente ricorso al trattamento dialitico. La patologia è in costante aumento e, a tutt’oggi, ci sono almeno 2 milioni di persone affette da insufficienza renale in Italia (molte delle quali non sanno nemmeno di avere un deficit della funzione renale); sempre in Italia, circa 50.000 persone si sottopongono a trattamento dialitico, mentre si contano circa 25.000 trapiantati di rene. Tra le tante patologie che si accompagnano alla malattia renale, degna di nota è la presenza di anomalie del metabolismo lipidico.
Il paziente affetto da malattia renale cronica presenta, in linea generale, un quadro clinico caratterizzato dalla presenza di livelli anomali sia del colesterolo totale, sia di quello LDL (il cosiddetto colesterolo “cattivo”), sia dei trigliceridi. Una buona quota di pazienti affetti da malattia renale, però, si presenta con un quadro metabolico caratterizzato dalla presenza di ipertrigliceridemia isolata (senza ipercolesterolemia) con valori sierici spesso superiori ai 200 – 250 mg/dl.
Convenzionalmente, si intende per ipetrigliceridemia un aumento dei valori plasmatici dei trigliceridi superiore a 180 mg/dl con conseguente aumento del rischio cardiovascolare. I pazienti affetti da malattia renale cronica presentano un rischio cardiovascolare globale pari ad almeno 2 volte e mezza di quello della popolazione generale ed una volta e mezza dei pazienti cardiopatici senza interessamento renale; di qui, si può facilmente capire come il controllo dei livelli plasmatici di trigliceridi divenga cosa fondamentale nel percorso di prevenzione primaria della malattia cardiovascolare.
Come intervenire in questa popolazione di pazienti? In primo luogo, una dieta ricca di Omega 3 (acidi grassi polinsaturi) e povera di grassi saturi (fritti, insaccati, formaggi grassi, pane, pasta, dolci) gioca un ruolo di fondamentale importanza. Se questa non dovesse bastare, la terapia con acidi grassi polinsaturi Omega 3 risulta essere un ausilio fondamentale per l’abbattimento dei livelli di trigliceridi circolanti e del relativo rischio cardiovascolare.
La normalizzazione dei livelli di trigliceridi plasmatici risulta essere fondamentale per la riduzione del rischio cardiovascolare globale nei pazienti nefropatici. In più, la terapia con Omega 3 sembra essere in grado di ridurre l’incidenza di aritmie cardiache potenzialmente fatali e di morte cardiaca improvvisa (che ha una prevalenza di circa il 7% nei pazienti affetti da malattia renale cronica terminale) soprattutto nei pazienti in trattamento emodialitico.
Dr. Luca Di Lullo
UOC Nefrologia e Dialisi
Ospedale “Parodi – Delfino”
Colleferro (RM)