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Sindrome da classe economica e trombosi nello spazio

Sindrome da classe economica e trombosi nello spazio
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Prevenzione nello “Spazio” e nella vita di tutti i giorni

Tutti noi, almeno una volta nella vita – soprattutto da bambini – abbiamo sognato di viaggiare nello spazio alla scoperta di nuovi pianeti e di nuove forme di vita. Abbiamo ammirato i primi uomini sulla Luna, seguito col fiato sospeso i lanci spaziali e desiderato ripercorrere le gesta di Neil Armstrong, Jurij Gagarin e – più recentemente – della nostra Samantha Cristoforetti. Viaggiare nello Spazio però non è solo scoperta e avventura, ma anche intensapreparazione fisica e mentale, fatica, impegno e in alcuni casi un pericolo per la salute. È recente infatti il caso di un Astronauta, la cui identità è protetta per motivi di privacy, colpito da una Trombosi venosa profonda alla giugulare a bordo della Stazione Spaziale (Iss) di cui è comandante l’Astronauta italiano, Luca Parmitano. L’episodio, riportato sulla rivista internazionale The New England Journal of Medicine del 2 gennaio 2020, non è il primo nella storia dei viaggi spaziali: nel 1971 infatti, durante il viaggio nello spazio dell’Apollo 15 due Astronauti riferirono la comparsa di intensi dolori e gonfiore agli arti inferiori (gambe) e uno di loro, al suo rientro, fu colpito da Infarto miocardico.

Come è possibile che un Astronauta, per definizione sano e controllato costantemente dal punto di vista medico, abbia sviluppato una Trombosi alla giugulare? Sappiamo che uno stile di vita scorretto, aumenta le probabilità di essere colpiti da Trombosi, tuttavia anche persone giovani o che conducono uno stile di vita attivo, salutare e intelligente possono incorrere in queste patologie. Perché? Nel caso degli Astronauti, un ruolo fondamentale spetta alla cosiddetta “microgravity” (bassissima o quasi assente forza di gravità). In queste condizioni infatti, la parte liquida del sangue, chiamata Plasma, esce dal letto sanguigno (vene, arterie e capillari) e imbeve i tessuti circostanti comprimendo i vasi stessi e rallentando il fluire del sangue. Questo fenomeno provoca una sofferenzadell’endotelio, le piastrelle che tappezzano la parete interna dei vasi, che si infiamma, liberando sostanze che attivano la formazione di Trombi. I Trombi, sono coaguli di sangue inopportuni che bloccano la circolazione del sangue causando Ischemie. In condizioni di assenza di gravità, aumenta inoltre il rilascio di adrenalina, un ormone che accelera il ritmo del cuore, aumenta la pressione del sangue e riduce le arterie fino a chiuderle. In questo modo, l’apporto di ossigeno agli organi diminuisce sempre di più, provocando la morte delle cellule private del loro nutrimento: questo fenomeno può provocare numerose malattie cardiovascolari, come Infarto e Ictus cerebrale. Nel corso dei numerosi viaggi spaziali, gli Astronauti hanno inoltre segnalato una specie di allargamento delle dimensioni del viso (pletora facciale), mal di testa, gonfiore in altre parti del corpo e – in alcuni casi, come in quello recentemente riferito dal New England Journal of Medicine – Trombosi della giugulare. Infine, in condizioni di microgravity, il sangue diventa più denso, il volume si espande ed è più incline a coagulare rispetto al normale.

Per tornare con i piedi sulla Terra, questi meccanismi che possono provocare una Trombosi in condizioni di microgravità, richiamano alcuni meccanismi a noi molto noti, come la Trombosi in alta montagna o la cosiddetta “Sindrome da classe economica”, durante un lungo viaggio aereo, che possono manifestarsi in persone sane che non hanno avuto precedenti di Trombosi. Questi episodi, sono tanto più probabili quanti più sono i fattori di rischio che caratterizzano ogni individuo (fumo, alcool, obesità, ipertensione, diabete, terapia ormonale, malattie infiammatorie, precedenti familiari, donne in gravidanza). Nel caso della “Sindrome da classe economica”, la posizione scomoda, in correlazione alle numerose ore di immobilità, disidratazione, e ad una minore concentrazione di ossigeno, può provocare in queste persone, Trombi che in casi estremi possono portare a Embolia polmonare.

ALT – Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari – Onlus, con la campagna “Trombosi tra le stelle” mette in guardia cittadini, personale medico e istituzioni di fronte a questi pericoli spesso sottovalutati, che possono colpire inaspettatamente persone sane, giovani e con uno stile di vita attivo. Come possiamo viaggiare sereni, senza la paura di incappare nella “Sindrome da classe economica”? Ricordiamoci sempre di viaggiare con biancheria morbida e abiti ampi, se possibile scegliamo il posto vicino al corridoio, così da poterci sgranchire le gambe, evitiamo di bere alcool ma teniamoci ben idratati bevendo molta acqua. Per chi è in gravidanza o per chi ha già avuto una Trombosi alle gambe è fondamentale viaggiarecon calze elastiche autoreggenti di prima classe di cotone o microfibra.

Oggi molti gruppi, tra cui scienziati italiani che da sempre eccellono nel mondo della ricerca, sono al lavoro per capire i motivi per cui si scatena una Trombosi venosa, un Infarto, un’Embolia e per creare strumenti in grado di tracciare i profili di rischio di ogni individuo, sia nello Spazio che nella vita di tutti i giorni. Nel frattempo, fondamentale è la prevenzione, a partire da una sana alimentazione accompagnata da una costante attività fisica. A dircelo è la scienza: camminare anche solo mezz’ora al giorno o praticare 30/40 minuti di sport, almeno cinque volte la settimana, migliora la nostra autostima, riduce lo stress e ci aiuta ad essere più energici e vitali. Non solo, è dimostrato che riduce il rischio di ipertensione, diabete, malattie coronariche, aterosclerosi, cancro e infarto. I numeri di chi svolge attività fisica sonooggi sconfortanti: 25 donne su 100 e 22 uomini su 100 sono assolutamente pigri, l’80% dei ragazzi dai 13 ai 15 anni non svolge attività fisica moderata. I nostri ragazzi, hanno più probabilità di soffrire di ipertensione arteriosa e diabete perché negli ultimi 30 anni, l’obesità negli adolescenti è più che raddoppiata. I soggetti attivi invece, hanno un rischio di essere colpiti da Ictus più basso del 25-30% rispetto ai soggetti più sedentari, che invece sono più propensi a soffrire di Trombosi, Embolia, Diabete, Ipertensione, aumento dei livelli di colesterolo nel sangue e conseguente aterosclerosi e demenza, Infarto e Ictus. Un’attività fisica costante migliora la salute di ossa, muscoli, cuore, cervello, arterie e vene.

Fondamentale è il ruolo delle Istituzioni. Il report “Physical Activity Policies for Cardiovascular Health” promosso da EHN – European Heart Network di cui ALT – Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari – Onlus è rappresentante in Italia, ha dimostrato che nei Paesi in cui non esistono leggi che rendano l’ambiente favorevole a una attività fisica moderata le persone si muovono meno e si ammalano di più. Svolgere attività fisica è importantissimo anche per i pazienti che hanno già avuto un evento cardio o cerebrovascolare, come una Trombosi, un Infarto, un Ictus cerebrale, che hanno subito un bypass o un’angioplastica, un intervento di chirurgia vascolare, o che soffrono di diabete, ipertensione o hanno livelli di colesterolo alti troppo a lungo nel tempo o aterosclerosi già diagnosticata. Queste persone – compatibilmente con le indicazioni del medico curante –hanno grandi benefici per la salute e l’umore, grazie alla pratica di sport adatti alle proprie caratteristiche e fragilità. Compito delle Istituzioni invece, è investire in mezzi di comunicazione che stimolino la pratica sportiva, e attuare misure che facilitino l’accesso ai diversi tipi di attività fisica.

ALT – Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari – Onlus, intanto è al lavoro per organizzare la nona Giornata Nazionale per la Lotta alla Trombosi, in programma ogni terzo mercoledì di aprile. Un appuntamento per celebrare l’importanza della prevenzione e per ricordare che le malattie cardiovascolari provocano ogni anni quasi 18 milioni di morti nel mondo: numeri spaventosi, ma che in un caso su tre possono essere evitati grazie alla ricerca scientifica, al buonsenso e alla conoscenza dei fattori di rischio e dei sintomi.

Dott.ssa Lidia Rota Vender
Specialista in Ematologia e Malattie cardiovascolari da Trombosi e Presidente di ALT – Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari – Onlus
www.trombosi.org

Tags: alttrombosi

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