Una équipe di ricercatori coordinati da Erik Björklund dell’Università di Göteborg ha voluto valutare l’associazione tra mortalità e la somministrazione a lungo termine di farmaci in prevenzione secondaria, quali statine, beta bloccanti, inibitori della renina – angiotensina – aldosterone (RAAS) e antiaggreganti piastrinici dopo intervento di bypass coronarico (CABG). Nello studio sono stati inclusi tutti i pazienti che dal 2006 al 2015 avevano subìto questo intervento e che erano sopravvissuti almeno 6 mesi dopo la dimissione. I loro dati provenivano dal registro SWEDEHEART e da altri registri nazionali obbligatori. Le statine erano prescritte al 93,9% dei pazienti dopo 6 mesi dalla dimissione e al 77,3% dopo 8 anni. I beta-bloccanti erano prescritti rispettivamente nel 91,0% e nel 76,4%, gli inibitori del RAAS nel 72,9% e nel 65,9% e gli antiaggreganti piastrinici nel 93,0% e nel 79,8%. Tutti i farmaci erano prescritti in minor misura ai pazienti ultra settantacinquenni. La somministrazione di farmaci di prevenzione secondaria dopo intervento di bypass coronarico era elevata all’inizio dell’intervento ma è diminuita significativamente nel tempo. I risultati hanno anche mostrato che mentre il trattamento con statine, inibitori RAAS e inibitori piastrinici era assocuato ad una significativa riduzione del rischio l’uso dei dei beta-bloccanti non aveva raggiunto la significatività.
Fonte: Erik Björklund – European Heart Journal, 1 maggio 2020, 41, 17, 1653-1661