L’Organizzazione mondiale della sanità l’ha definita una vera e propria epidemia del secolo ed in effetti i dati al riguardo suscitano allarme e stupore come attestano i 650 milioni di obesi e 1,9 miliardi di persone in sovrappeso nel mondo. Lo abbiamo appreso in occasione della decima edizione della giornata europea dell’obesità, promossa dall’Associazione europea per lo studio dell’obesità, Easo, svoltasi a Roma il 18 maggio, al fine di sensibilizzare istituzioni, mondo scientifico e società civile ad affrontare questa colossale malattia. Per di più, quello che sino a pochi anni fa sembrava un problema limitato alle nazioni più progredite è diventato oggi una questione globale: gli esperti prevedono che il superamento della soglia di 1 miliardo di obesi nel mondo avverrà presto, ed entro il 2030 saranno 1,12 miliardi. In Europa, secondo i dati del programma EpiCentro dell’Istituto superiore di sanità, sarebbe in sovrappeso oltre il 50 per cento della popolazione adulta e obesa più del 20 per cento. Non migliori i dati che riguardano l’Italia, in cui, secondo la prima edizione dell’Italian Obesity Barometer Report, realizzata in collaborazione con Istat, il 46 per cento degli adulti, ovvero oltre 23 milioni di persone, e il 24,2 per cento tra bambini e adolescenti, vale a dire 1 milione e 700mila giovani, è in eccesso di peso. La decima edizione della giornata europea dell’obesità è stata anche l’occasione del debutto in Italia Open-Obesity Policy Engagement Network (organizzazione promossa dalla Federazione mondiale World Obesity, da Easo, dalle associazioni americane Obesity Society e Obesity Action Coalition, con il contributo di Novo Nordisk) il cui scopo è quello di facilitare la messa a punto di progetti e programmi volti ad affrontare questa patologia e il suo carico per la società lavorando alla realizzazione di una strategia che porti al riconoscimento dell’obesità quale malattia e problema sociale, all’implementazione di un piano d’azione e alla realizzazione di una roadmap con il coinvolgimento del livello istituzionale. Si fa presente che la crescita dei livelli di obesità ha un impatto negativo sulla società e sull’economia, in quanto riduce il numero degli anni di piena produttività di una persona e aumenta i consumi di risorse sanitarie. Si rileva inoltre che nonostante sia unanime il consenso del mondo scientifico sul fatto che l’obesità sia una malattia su base multifattoriale che necessita di cure a lungo termine, ancora oggi i sistemi sanitari e i decisori ritengono che costituisca una responsabilità dell’individuo. La maggior parte delle strategie attualmente impiegate per affrontare il fenomeno si basano sulla prevenzione, sulla dieta e sull’attività fisica. Tutto corretto, salvo il fatto che non considerano la natura dell’obesità nel suo complesso, il bisogno di un approccio integrato alla malattia e, soprattutto, il fatto che la persona obesa non sempre cerca un aiuto o una cura. Ciò significa, che la persona obesa andrà incontro a serie complicanze come diabete, malattie cardiovascolari, tumori, con ulteriori conseguenze per la salute e costi aumentati per l’accesso alle cure e all’assistenza.
Diabete e sport in volata verso la salute
Va inseguito, raggiunto e battuto. Una corsa alla quale partecipano da anni istituzioni, società scientifiche e pazienti, ma che da...