La Società Italiana di Medicina Interna scende sul piede di guerra contro
il fumo in tutte le sue declinazioni. Lo fa in occasione della giornata mondiale contro il
tabacco che si celebra nel mondo il 31 maggio ricordando come il fumo sia un
potentissimo fattore di rischio (ma ‘modificabile’) che impatta negativamente
su tutto l’organismo. L’assunzione
costante e prolungata di tabacco, riporta il Ministero della Salute, è in grado
di incidere sulla durata della vita media oltre che sulla qualità della stessa:
20 sigarette al giorno riducono di circa 4,6 anni la vita media di un giovane
che inizia a fumare a 25 anni.
Ovvero per ogni settimana di fumo si perde un
giorno di vita. Il suo consumo si
correla a un aumentato rischio di patologie tumorali, a danni al
sistema cardiovascolare, polmonare, riproduttivo, alla salute di ossa, denti e
occhi.
È dunque importante promuovere campagne 3.0 che parlino soprattutto a giovani e giovanissimi. La lotta alle bionde (ma anche alle loro declinazioni elettroniche e riscaldate) va mirata soprattutto ai giovanissimi per evitare che il danno si accumuli nel tempo, ipotecando la loro salute di adulti.
“Il fumo di tabacco – afferma il professor Giorgio Sesti, presidente della Società Italiana di Medicina Interna – può danneggiare l’organismo in tantissimi modi, portando allo sviluppo non solo di tumori ma aprendo la strada anche a tante patologie croniche. Per questo può essere considerato uno fattore di rischio ‘internistico’, tra i più temibili e dunque da ‘attenzionare’ e marcare stretto. Tra l’altro i suoi effetti sfavorevoli interessano non solo nei fumatori, ma anche in chi è esposto al loro fumo passivo”. Gli effetti del fumo – spiega il professor Sesti – si fanno sentire sull’apparato cardiovascolare, dove contribuiscono all’aumento di aneurismi dell’aorta, cardiopatia ischemica, ictus e arteriopatie periferiche. Sull’apparato respiratorio, dove provocano un aumento di bronco-pneumopatia cronica ostruttiva, asma e polmoniti. Importante l’impatto del fumo materno sul sistema riproduttivo con un aumento delle morti fetali, di nati morti e di ritardato concepimento; mentre nell’uomo è un importante fattore di rischio per disfunzione erettile”.
“Se si parla poi di tumori – ricorda il professor Nicola Montano presidente eletto della Società Italiana di Medicina Interna –, il 30% circa di tutti i decessi correlati a neoplasie (e fino all’80-90% di quelli per tumore del polmone) è attribuibile al fumo chiamato in causa direttamente per i tumori di orofaringe, laringe, esofago, polmone, cervice, rene, vescica, pancreas, stomaco e per le leucemie. Accanto a questo vanno aggiunte anche cataratta, parodontopatia, osteoporosi e aumentato rischio di fratture del femore.”
Per i suoi effetti sul sistema immunitario il fumo è un fattore di rischio per infezioni (soprattutto respiratorie), ma anche per malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide. Terribile infine l’impatto delle sigarette sulle persone con diabete, nelle quali aumenta il rischio di nefropatia, perdita della vista, arteriopatia e neuropatia periferica (fino all’amputazione).
Un discorso a parte merita il cervello di adolescenti e giovani, molto più vulnerabile alle conseguenze negative della nicotina, perché più prono a sviluppare dipendenza, deficit di attenzione, disturbi dell’umore; l’esposizione alla nicotina può fare inoltre da primer all’impiego di altre sostanze da abuso e riduce il controllo degli impulsi.
Davanti a questi scenari non basta lanciare allarmi. Servono iniziative concrete e offrire delle ‘ciambelle di salvataggio’ per aiutare le persone ad abbandonare le sigarette. Occorrono più centri anti-fumo, in grado di fare un counselling appropriato e instradare i fumatori verso il miglior percorso di cessazione. “Ogni medico – afferma la professoressa Paola Andreozzi delDipartimento di Medicina Interna e Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliero-universitaria Policlinico Umberto I – ha il dovere non solo di educare ma anche di accompagnare ogni paziente all’allontanamento dall’abitudine tabagica, visto che il fumo è un importante fattore predisponente allo sviluppo di numerose patologie croniche”. Negli ultimi anni per trovare soluzioni alternative al fumo si è assistito ad un incremento dell’utilizzo di sigarette elettroniche, a volte addirittura consigliate dal personale sanitario, senza conoscere a fondo il loro impatto sulla salute. “È invece essenziale avere una conoscenza approfondita di queste condizioni, della loro gestione a lungo termine e dei farmaci che possono essere utilizzati per prendere le distanze dalle sigarette. Molti di questi pazienti hanno anche comorbilità che complicano ulteriormente la loro cura”, conclude la professoressa Andreozzi.