Nei pazienti sottoposti a TAVI (sostituzione valvolare aortica transcatetere), il persistere dell’ipertrofia ventricolare sinistra si associa a conseguenze cliniche peggiori, tra le quali un aumento della percentuale di nuova ospedalizzazione, principalmente per scompenso cardiaco. Nei pazienti trattati con sostituzione valvolare aortica chirurgica, il trattamento con farmaci inibitori del sistema renina-angiotensina (RAAS) determina una maggiore regressione del rimodellamento ventricolare e un aumento della sopravvivenza, mentre nei pazienti sottoposti a TAVI non è chiaro quale sia la terapia medica ottimale. Lo studio in questione, elaborato da medici giapponesi, ha analizzato gli effetti di farmaci inibitori del RAAS su ipertrofia del ventricolo sinistro e mortalità nei pazienti sottoposti a TAVI. I pazienti studiati sono stati 1.215, tutti sottoposti a TAVI nel periodo ottobre 2013-aprile 2016, arruolati in modo prospettico nel registro OCEAN-TAVI (Optimized CathEter vAlvular iNtervention-TAVI) e stratificati in base all’utilizzo di ACE-inibitori o sartani nel periodo successivo alla procedura, ovvero di farmaci che inibiscono la formazione di un ormone che determina la contrazione dei vasi e l’equilibrio di alcuni sali nell’organismo. Tra i pazienti controllati per un periodo di almeno 6 mesi, 371 erano stati trattati con ACE-inibitori o sartani, mentre 189 non avevano ricevuto alcun farmaco inibitore del RAAS. Alcune differenze sono emerse tra i due gruppi, con una maggior prevalenza di ipertensione e insufficienza renale cronica (rispettivamente 83.8% vs 61.4% e 66.3% vs 57.1%) ed un filtrato glomerulare medio più alto (ciò riguarda la velocità con cui il sangue viene filtrato e ripulito dai reni) nei pazienti trattati con inibitori del RAAS (52.8±19.8 vs 56.6±21.0 mL/min/1.73 m2); nello stesso gruppo, l’indice di massa ventricolare sinistra si è rivelato maggiore (136±36 g/m2 vs 125±39 g/m2). A 6 mesi dalla procedura, il gruppo dei pazienti trattati ha evidenziato una maggior riduzione dell’indice di massa ventricolare sinistra (−9±24% vs −2±25%); inoltre, le curve di probabilità di sopravvivenza hanno mostrato una mortalità cumulativa a due anni significativamente più bassa nei pazienti trattati con inibitori del RAAS (7.5% vs 12.5% ). Dopo l’aggiustamento per neutralizzare i fattori confondenti, il trattamento farmaceutico per bloccare il RAAS si associava ad una significativa riduzione della mortalità dovuta a ogni causa (HR, 0.45; 95% CI 0.22-0.91; p=0.025). Da questi dati emerge che, dopo la TAVI, il trattamento con farmaci inibitori del RAAS si associa ad una maggior regressione dell’ipertrofia ventricolare sinistra e ad una riduzione della mortalità. Questi risultati dovranno comunque essere confermati mediante studi clinici controllati randomizzati (cioè da riferirsi al metodo casuale, appunto random, con cui avviene il trattamento dei pazienti) condotti su una popolazione più ampia e con un controllo periodico programmato (follow-up) di maggior durata.
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