Negli individui con ipertensione, la riduzione della pressione sanguigna dopo un ictus può limitare il rischio di una sua recidiva, ma raggiungere questo obiettivo è problematico. Il monitoraggio domiciliare della pressione arteriosa (HBPM) può aiutare al riguardo, ma i tassi di utilizzo e la qualità della tecnica necessitano opportune valutazioni. Giunge in soccorso uno studio pubblicato nel dicembre 2022 su Hypertension, condotto da Rachel Forman su pazienti che avevano avuto un ictus entro i due precedenti anni, soffrivano di ipertensione e vivevano a casa. Gli autori hanno preso in esame coloro che eseguivano correttamente l’HBPM, che usavano un bracciale idoneo, si sedevano più di un minuto prima della misurazione ed effettuavano almeno due misurazioni. L’esito primario, calcolato in base a razza ed etnia, era la percentuale di pazienti che avevano un HBPM e lo utilizzavano correttamente. Gli autori non hanno riscontrato alcuna disparità significativa nei tassi di possesso o uso corretto tra partecipanti bianchi non ispanici e partecipanti di gruppi sottorappresentati. Il 70% dei pazienti bianchi non ispanici ha affermato che avrebbe contattato il proprio medico se la loro pressione arteriosa fosse stata superiore all’obiettivo, rispetto al 52% dei pazienti sottorappresentati. Si sottolinea che la maggior parte dei pazienti dopo l’ictus ha un HBPM, ma solo circa 1 su 5 lo usa correttamente. Inoltre, circa la metà dei pazienti appartenenti a gruppi razziali o etnici sottorappresentati non ha un piano per rispondere a valori al di sopra dell’obiettivo.
Fonte: Rachel Forman et al. Am J Hypertens; hpac129. doi: 10.1093/ajh/hpac129. Online ahead of print.