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DEFIBRILLATORE INDOSSABILE: ANCORA INCERTEZZE SUGLI EFFETTIVI BENEFICI

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L’uso di un defibrillatore indossabile durante i primi 90 giorni dopo l’infarto miocardico non ha portato ad una riduzione della morte cardiaca improvvisa. E’ questo il risultato riferito alla sessione scientifica 2018 dell’American College of Cardiology (ACC) da Jeffrey Olgin, autore principale dello studio VEST . Tuttavia è stata riscontrata una significativa riduzione del rischio relativo del 35% della mortalità totale. Lo studio ha valutato se un defibrillatore indossabile potesse ridurre la morte improvvisa nei primi 90 giorni dopo un infarto miocardico in pazienti con ridotta frazione di eiezione ventricolare sinistra, per arrivare ad una ulteriore valutazione per un impianto di defibrillatore. Lo studio è stato condotto in 108 centri di quattro paesi e ha arruolato 2.302 pazienti entro 7 giorni dalla dimissione dall’ospedale dopo un infarto miocardico acuto; tutti avevano una ridotta frazione di eiezione ventricolare sinistra del 35% o inferiore. I pazienti sono stati randomizzati in proporzione 2:1 a indossare il defibrillatore durante la terapia medica basata sulle linee guida o a ricevere la sola terapia medica, rispettivamente nel numero di 1.524 e 778. L’obiettivo primario dello studio era l’incidenza di morte improvvisa e morte a causa di aritmie ventricolari. Il follow-up medio è stato di 84,3 giorni. Dei 1.524 pazienti assegnati al defibrillatore, 1.481 ne hanno ricevuto uno, mentre il 19% di quelli non lo hanno mai indossato. Tra i pazienti nel gruppo di controllo, 20 hanno ricevuto un defibrillatore alterando il protocollo. Circa 80 pazienti su 100 assegnati al defibrillatore lo hanno indossato all’inizio dello studio, ma la percentuale si è ridotta a circa il 45% entro il novantesimo giorno. Al termine dello studio non è stata riscontrata alcuna differenza significativa nella frequenza dell’endpoint primario tra il gruppo assegnato al defibrillatore e i gruppi di controllo, mentre la mortalità totale era rispettivamente del 3,1% e del 4,9%. L’’endpoint secondario (morte non improvvisa) non ha fatto registrare alcuna differenza significativa tra i gruppi. Ma le morti per ictus sono state significativamente inferiori tra i pazienti assegnati a indossare il giubbotto rispetto a quelli del gruppo di controllo. Inoltre i primi hanno presentato un deficit respiratorio significativamente inferiore rispetto a secondi. Sebbene l’endpoint primario non sia stato raggiunto, gli investigatori hanno concluso che è ragionevole prescrivere il defibrillatore per i pazienti post infartuati che hanno un bassa frazione d’eiezione fino ad una ulteriore valutazione, tra i 40 e i 90 giorni, se ricorrere all’impianto.

Fonte: ACC 2018 scientific session – Orlando USA

Tags: Defibrillatore

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