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29 settembre: Giornata Mondiale del cuore

Ogni anno nel mondo le malattie cardiovascolari come Infarto, Ictus o Embolia polmonare provocano quasi 18 milioni di morti nel mondo. Numeri impressionanti se si pensa che i tumori uccidono 9 milioni di persone, le malattie respiratorie quasi 4 milioni, il diabete 1,6 milioni. Spesso si ritiene che le malattie vascolari da Trombosi siano un pericolo trascurabile o secondario, ma recenti studi hanno dimostrato che è molto più probabile che una donna – ad esempio – vada incontro a una Trombosi coronarica che non a un tumore della mammella. Si prevede inoltre che entro il 2030 questi numeri siano pericolosamente destinati a salire a quasi 23 milioni. Come possiamo invertire questo trend? In un caso su tre, le malattie cardiovascolari potrebbero essere evitate, grazie alla prevenzione e ad un miglioramento dello stile di vita. Informare la popolazione dunque è alla base della Giornata Mondiale del Cuore in programma il 29 settembre: l’obiettivo è ridurre del 25% le morti premature dovute a CVD entro il 2025. Un obiettivo certamente ambizioso ma possibile se perseguito in sinergia tra esperti, cittadini e istituzioni. Ciascuno di noi infatti può essere un “eroe del cuore”. Mangiare più sano, aiutare un paziente o un amico a smettere di fumare o a fare più movimento, incoraggiare politiche che investano in luoghi di lavoro sani e che promuovano buone abitudini. Piccoli cambiamenti in grado di ridurre in noi o in chi ci circonda il rischio di malattie cardiovascolari. La Giornata Mondiale del Cuore, fondata nel 2000 dalla World HeartFederation, gioca un ruolo cruciale perché raduna una comunità di pazienti e sostenitori che incoraggia individui, famiglie, governi ad agire con rapidità.L’80% delle morti premature da CVD potrebbe infatti essere evitato con un maggior controllo dei quattro principali fattori di rischio: alimentazione scorretta, inattività fisica, tabacco e consumo eccessivo di alcol. Si stima – ad esempio – che il consumo di tabacco e l’esposizione al fumo passivo uccida 6 milioni di persone l’anno e quasi il 10% delle malattie cardiovascolari sono provocate da questo fattore. Il fumo è dunque un fattore di rischio per tutti, ma particolarmente per chi ha o ha avuto angina, infarto,aterosclerosi o un’altra malattia vascolare, per chi è stato sottoposto a by-pass coronarico o ad angioplastica. La nicotina infatti aumenta la pressione del sangue e il ritmo cardiaco, oltre ad alterare la percezione del gusto.Il monossido di carbonio riduce il contenuto di ossigeno nel sangue, accresce il colesterolo cattivo (LDL) e diminuisce il colesterolo buono (HDL). Il fumo inoltre, rende iperattive le piastrine e aumenta il livello di fibrinogeno e di altri fattori della coagulazione, aumentando la coagulabilità del sangue e quindi la tendenza a sviluppare trombosi. Smettere di fumare è possibile, e fin da subito il nostro corpo ne risente positivamente. A distanza di un anno il rischio di Infarto diventa pari a quello di chi non ha mai fumato in 5 anni mentre dopo 15 anni il rischio di malattie vascolari o di morte per cancro al polmone diventa quasi come quello di un non fumatore. Anche sovrappeso, obesità e cattiva alimentazione sono un pericolo per il nostro cuore. Chi tende ad accumulare grasso sull’addome ha più grasso interno o viscerale, intorno al cuore e nel sottocute, quindi più probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari. Più che il numero di chili accumulati, è importante tenere sotto controllo la quantità di grasso contenuto nel corpo: il tessuto adiposo immagazzina calorie, i muscoli le bruciano. Ecco perché una dieta senza esercizio fisico non funziona, anche se si assumono meno calorie, senza esercizio fisico i grassi contenuti nel tessuto adiposo bruciano con molta lentezza. L’alimentazione è altresì fondamentale perché incide direttamente sul peso, sulla pressione arteriosa, sui livelli di colesterolo, su trigliceridi e glicemia. Comprendere l’importanza di un’alimentazione equilibrata per sé e per i propri familiari è fondamentale per le persone sane e a maggior ragione per i pazienti coronaropatici o con altra patologia aterotrombotica, o per tutti coloro che hanno un rischio elevato di sviluppare queste malattie.
L’alimentazione ideale deve essere definita tenendo conto delle caratteristiche individuali, ma in genere le calorie totali assunte con un’alimentazione equilibrata dovrebbero derivare per circa il 55% dai carboidrati (amidi e zuccheri), per non più del 28% dai grassi e per il resto da proteine, il tutto accompagnato da 30-40 minuti di esercizio fisico per 3-4 volte alla settimana. Non tutti i grassi però vengono per nuocere: in una giusta quantità sono infatti fondamentali per garantire un’alimentazione equilibrata. I lipidi in eccesso però si accumulano sulle pareti dei vasi sanguigni, formano depositi che riducono il diametro interno delle arterie, diminuendo o addirittura interrompendo il flusso di sangue agli organi, e scatenando i disturbi del sistema della coagulazione che portano a trombosi. Se l’aterotrombosi colpisce le coronarie, si avranno dolori anginosi e nei casi più gravi infarto miocardico.
Anche lo stress può contribuire a danneggiare il nostro cuore, perché provoca il rilascio nel sangue di ormoni che aumentandone la pressione, rallentano il passaggio del sangue e dell’ossigeno, e accentuano la sua tendenza a coagulare, provocando i Trombi. Se le coronarie si restringono o si chiudono per colpa di una placca aterosclerotica o di un Trombo, una parte del cuore non riceve più sangue quindi muore. Le malattie cardiovascolari rappresentano un costo enorme per le casse dello Stato. Pensiamo – ad esempio – che il costo delle cure per malattie riconducibili a stress è pari a più della metà della spesa sanitaria nazionale. Cifre che possono essere contenute con maggiore prevenzione e campagne informative adeguate. Le Istituzioni dovrebbero investire maggiormente nel monitoraggio delle malattie cardiovascolari e attivare politiche attive per ridurle, tra cui un maggior controllo sul tabacco, campagne di sensibilizzazione per ridurre l’assunzione di cibi ad alto contenuto di grassi, zuccheri e sale, incentivare attività fisica e portare nelle scuole buone abitudini e pasti scolastici sani per i bambini. Le malattie vascolari da trombosi infatti possono verificarsi, anche se in misura minore, nell’adolescenza e persino nell’infanzia e in età neonatale. Non si tratta dunque solo di buone abitudini, ma di una vera e propria prevenzione. In Italia infatti la trombosi colpisce circa 15 mila fra giovani e bambini e spesso la diagnosi viene fatta in ritardo perché il medico non considera probabile un ictus o un’embolia in un paziente così giovane. Partecipare in prima persona ad una delle migliaia di iniziative promosse nel corso della Giornata Mondiale del Cuore ed essere noi stessi “eroi del cuore” può aiutarci a controllare le relazioni pericolose cuore e trombosi, salvare la vita di un amico, un parente o un conoscente. È il nostro stesso cuore a chiederci di prenderci maggiormente cura di lui, ascoltiamolo!

Dott.ssa Lidia Rota Vender
Specialista in Ematologia e Malattie cardiovascolari da Trombosi
www.trombosi.org

Tags: cuoreemboliainfarto

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