Uno studio dell’American college of cardiology ha cercato di fornire dati sulla sopravvivenza di pazienti con cardiomiopatia associata ad adriamicina (ACM) dopo trapianto cardiaco. Lo studio, condotto dal dottor Bhavadharini Ramu, membro dell’Associazione, ha incluso soggetti di età superiore ai 18 anni sottoposti per la prima volta al trapianto di cuore, identificati dalla United Network for Organ Sharing tra il 18 ottobre 2008 e il 18 ottobre 2018. L’analisi includeva pazienti che avrebbero potuto essere sopportati con dispositivi di assistenza ventricolare sinistra (LVAD) tra cui cardiomiopatia dilatativa e cardiomiopatia ischemica. Rispetto a questi pazienti, quelli con cardiomiopatia associata ad adriamicina (antibiotico antitumorale che si lega al DNA) erano più giovani includevano più donne e presentavano una maggiore resistenza vascolare polmonare (PVR) al momento dell’inserimento nell’elenco. Nonostante il PVR più elevato, questi pazienti hanno ricevuto meno dispositivi di assistenza ventricolare sinistra (LVAD) nel periodo che ha condotto al trapianto. E’ inoltre emerso che i pazienti con cardiomiopatia associata ad adriamicina non hanno avuto un aumento della mortalità post-trapianto cardiaco rispetto a quelli con cardiomiopatia dilatativa. Questo studio si aggiunge ai precedenti rapporti pubblicati dall’American college of cardiology, dimostrando la sicurezza del trapianto di cuore in pazienti con cardiomiopatia associata ad adriamicina nell’era contemporanea delle terapie avanzate per lo scompenso cardiaco. Rimane la necessità di ulteriori studi per valutare l’impatto delle terapie antitumorali convenzionali e più recenti sugli esiti dei pazienti con insufficienza cardiaca allo stadio terminale.
Fonte: Bhavadharini Ramu, 20 settembre 2021, American college of cardiology