Fonte: Feldkamp et al. Clin Res Cardiol. 2017 Sep 22. doi: 10.1007/s00392-017-1166-2
Gli studi dimostrano che, in caso di intervento con cateterismo cardiaco, l’accesso radiale (attraverso l’arteria radiale) si associa ad un rischio significativamente più basso di nefropatia da mezzi di contrasto (mdc) rispetto all’accesso femorale (dall’arteria femorale); pertanto, l’accesso radiale dovrebbe essere preferito nei pazienti ad elevato rischio di danno renale acuto. La nefropatia da mezzo di contrasto (mdc) rappresenta una complicanza di grande rilievo clinico, responsabile di oltre il 10% dei casi di danno renale acuto nei pazienti ospedalizzati. Alcuni dati suggeriscono una minor incidenza di danno renale acuto in caso di procedure eseguite mediante accesso radiale, rispetto all’accesso femorale. Lo studio è stata condotto sulla base di un’analisi retrospettiva di 2.937 pazienti sottoposti a cateterismo cardiaco con accesso radiale (1.141 soggetti) o femorale (1.796 soggetti), con somministrazione di una quantità simile di mdc. I pazienti sottoposti alla procedura mediante accesso femorale erano però più anziani (73 vs 71 anni). Il 13,6% della popolazione oggetto di studio ha sviluppato un danno renale acuto, classificabile in stadio I nella maggioranza dei casi (85.3%); il danno renale è risultato meno frequente nei pazienti sottoposti alla procedura mediante accesso radiale del 35% anche nei pazienti con malattia renale cronica. Da segnalare che i benefici dell’accesso radiale erano particolarmente evidenti nei pazienti con sindrome coronarica acuta.