Vivere in un ambiente rurale ed essere celibe sono condizioni collegate a livelli più elevati di disperazione tra le persone con malattie cardiache. Lo riporta una nuova ricerca, pubblicata il primo settembre 2021sul Journal of the American Heart Association, condotta in primis da Susan L. Dunn, professore associato e capo dipartimento nel dipartimento di scienze infermieristiche biocomportamentali presso l’Università dell’Illinois a Chicago. I ricercatori riferiscono che la metà delle persone con malattie cardiache confessa sentimenti di disperazione e la disperazione stessa può triplicare il rischio di morte o infarto. Susan L. Dann e colleghi hanno raccolto dati da oltre 600 soggetti in ospedali del South Dakota e del Michigan. I partecipanti avevano almeno 18 anni con diagnosi di un attacco di cuore e necessità di intervento chirurgico o stent. Circa il 25% dei partecipanti allo studio viveva in una zona rurale. Nel complesso, circa un terzo erano donne; circa due terzi erano sposati e la maggior parte (92%) era bianca. Circa la metà dei partecipanti aveva una storia di malattie cardiovascolari e un quarto soffriva di depressione. I ricercatori hanno utilizzato la State-Trait Hopelessness Scale, un questionario auto-riferito che misura una prospettiva negativa con una impronta verso il futuro, con punteggi più alti equivalenti a un aumento dei sentimenti di disperazione. Inoltre, poiché la diminuzione della funzione fisica è collegata a questi sentimenti, i partecipanti hanno completato un altro questionario per valutare la loro capacità di svolgere attività fisiche quotidiane. La ricerca ha evidenziato che quasi il 60% dei soggetti con malattie cardiache che vivono nelle aree rurali ha riferito di sentirsi senza speranza, il 10% in più rispetto alle persone con malattie cardiache che vivono nelle aree urbane. Oltre il 70% degli adulti non sposati con malattie cardiache che vivono nelle aree rurali ha espresso disperazione, un aumento del 20% rispetto alle persone sposate. “I sentimenti di disperazione, che si tratti di una risposta temporanea a un nuovo evento o di una visione continua della vita, sono collegati alla progressione e allo sviluppo delle malattie cardiache, con conseguenze letali”, afferma il professor Dunn. “E’ pertanto fondamentale che gli operatori sanitari identifichino e consiglino le persone più a rischio e procedano a fornire ogni indicazione e cura”. Lo studio non è esente da limiti, riferibili in particolare alla ridotta dimensione del campione riguardante solo persone residenti nelle regioni dei Grandi Laghi e delle Grandi Pianure. Inoltre c’era una limitata diversità razziale ed etnica tra i partecipanti coinvolti ed è mancata una specifica classificazione dei partner non sposati, ma insieme nella vita. Da qui, la necessità di ulteriori ricerche in un campo geografico più ampio, anche al di fuori degli Stati Uniti.
Fonte: Deb Bomgaars – Published: September 01, 2021 – Journal of the American Heart Association