Giornata mondiale del rene, agire sullo stile di vita

Oltre 4 milioni di persone in Italia con problemi renali cronici, è urgente intervenire sugli stili di vita, in primis sulle abitudini alimentari, per migliorare la qualità di vita dei pazienti con malattia renale cronica (MRC), ritardando l’ingresso in dialisi o scongiurando il ricorso a trapianti.

È l’appello che medici ed esperti rivolgono a pazienti, Istituzioni e personale sanitario in occasione della Giornata mondiale del rene che si celebra il 14 marzo, richiamando l’importanza di accompagnare la terapia farmacologica con uno stile di vita sano basato sulla dieta mediterranea e su una regolare attività fisica.
La MRC interessa più di 850 milioni di persone in tutto il mondo e nel 2019 ha causato oltre 3,1 milioni di morti1. In Italia, riguarda circa il 6-7% della popolazione adulta, con prevalenza negli anziani, soprattutto se già colpiti da malattie croniche quali diabete, obesità, ipertensione arteriosa e colesterolo alto. Trattandosi di una patologia “silente” che non presenta sintomi evidenti, risulta molto difficile diagnosticarla per tempo e ciò può determinare un peggioramento dello stato di salute. È per questo che la diagnosi precoce e la prevenzione, soprattutto attraverso un adeguato trattamento nutrizionale, sono gli strumenti fondamentali per offrire le cure più efficaci e migliorare la qualità di vita dei pazienti e dei loro careviger, con un risparmio di costi sociali ed economici per tutta la comunità.
“Accanto alle terapie farmacologiche oggi disponibili è essenziale abbinare una adeguata terapia dietetico-nutrizionale (TDN): è solo dal connubio di questi due elementi, nonché dal lavoro sinergico tra nefrologi e dietisti/nutrizionisti, che può essere implementata una strategia in grado rallentare significativamente la progressione della malattia ed evitare la dialisi — commenta Massimo Morosetti, Presidente FIR – Fondazione Italiana Rene. La dieta ipoproteica controlla i sintomi degli stadi avanzati e contribuisce a ritardare l’ingresso in dialisi. Le diete per queste condizioni devono essere personalizzate sui singoli casi, tenere conto delle patologie associate (diabete, ipertensione, dislipidemia e altre) e in molti casi prevedere alimenti speciali, ad esempio quelli aproteici.
Una sana alimentazione è fondamentale per tenere sotto controllo la malattia, potendo contare anche sulla consapevolezza (oggi scarsa) del paziente. Se ne ricavano benefici riconosciuti e consolidati. La terapia nutrizionale – viene sottolineato – induce cambiamenti metabolici favorevoli, previene o corregge segni e sintomi dell’insufficienza renale e ritarda l’inizio della dialisi. L’approccio in genere adottato è graduale, con regimi dietetici semplificati, che tengono conto non solo della funzionalità renale residua e del tasso di progressione, ma anche degli aspetti socioeconomici, psicologici e funzionali”.