Come intervenire su pazienti con infarto miocardico e coronaropatia multivasale

Circa il 40-60% dei pazienti colpiti da infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI) presenta una malattia coronarica multivasale, con prognosi più sfavorevole rispetto a una malattia monovasale. In questi pazienti, una volta trattato il vaso responsabile dell’evento acuto (“culprit”, “colpevole”), risulta fondamentale la gestione della rivascolarizzazione delle restanti lesioni, che può essere attuata con diverse strategie: il trattamento di tutti i vasi con stenosi critiche durante l’intervento di angioplastica primaria; la rivascolarizzazione del vaso culprit durante l’angioplastica primaria, seguita dal trattamento delle restanti lesioni critiche in una seconda procedura; il trattamento della sola lesione culprit, con completamento di rivascolarizzazione solo nei pazienti con ischemia residua, spontanea o inducibile. Recentemente, sono stati pubblicati numerosi studi randomizzati controllati, finalizzati ad individuare la strategia di trattamento più appropriata. Questa metanalisi (condotta dall’équipe di Sripal Bangalore, Division of Cardiology, New York University School of Medicine) li ha confrontati per valutare efficacia e sicurezza delle diverse strategie ponendo come valutazione di esito il composito di morte o infarto miocardico, mentre la nefropatia da contrasto, l’ictus e gli eventi emorragici maggiori costituivano gli esiti di sicurezza. Più precisamente, sono stati analizzati i risultati di 11 studi, per un totale di 3150 pazienti. La rivascolarizzazione di più vasi nel corso di una singola procedura ha determinato una riduzione del rischio di morte o infarto miocardico rispetto al trattamento della sola lesione culprit, in assenza di eterogeneità tra i diversi studi. Al contrario, la rivascolarizzazione in due tempi non ha ridotto significativamente il rischio di mortalità e infarto rispetto al trattamento della sola lesione culprit. Entrambe le strategie che prevedevano il trattamento di più vasi hanno ridotto il rischio di nuovo intervento,senza differenze in termini di esiti di sicurezza. In conclusione, questa metanalisi suggerisce che la rivascolarizzazione di tutte le stenosi critiche in una singola procedura rappresenta la strategia di trattamento da preferire nei pazienti con STEMI e malattia coronarica multivasale.

Fonte: Bangalore S. et al. Am J Cardiol. Epub ahead of print, 2017. doi:10.1016/j.amjcard.2017.11.022