Alterazioni della kaliemia e aumento della mortalità nei pazienti con scompenso cardiaco

Per kaliemia si intende la quantità di potassio che circola nel sangue. Lo studio in questione ha indagato le implicazioni prognostiche del monitoraggio a lungo termine della kaliemia in gruppi di pazienti precedentemente ospedalizzati per scompenso cardiaco acuto, valutando l’associazione tra i livelli sierici di potassio e la mortalità dovuta a ogni causa. Lo studio ha incluso 2164 pazienti nei quali è stato effettuato il dosaggio della kaliemia ad ogni controllo clinico, per un totale di 16.116 rilievi. Il 31.2% di tali soggetti aveva una frazione d’eiezione (s’intende con questo termine la porzione di sangue che il cuore pompa dal ventricolo sinistro a ogni battito cardiaco) inferiore al 40%; alla dimissione, il valore medio della kaliemia era pari a 4.3±0.48 mEq/L. Ad un controllo periodico medio di 2.8 anni (range 0.03-12.8 anni), 1090 pazienti erano deceduti (50.4%). I livelli di kaliemia mostravano una relazione a U con la mortalità, con un rischio più elevato ai due estremi. La normalizzazione dei livelli di potassio (ovvero la correzione dell’ipo- o iperkaliemia) si associava in modo indipendente alla riduzione del rischio di mortalità. Pertanto, in un’ampia coorte non selezionata di pazienti precedentemente ospedalizzati per scompenso cardiaco acuto, valori di potassio ridotti o elevati erano associati ad un aumento della mortalità, secondo una curva a U. Analogamente, quando la kaliemia veniva considerata come variabile categoriale, i pazienti con ipokaliemia o iperkaliemia presentavano un maggior rischio di mortalità. Il persistere di alterazioni della kaliemia comportava un maggior rischio di mortalità rispetto ai pazienti in cui erano mantenuti o ripristinati normali valori di kaliemia. Questi risultati mostrano l’utilità del monitoraggio del potassio sierico dopo una riacutizzazione di scompenso cardiaco e indicano che il mantenimento di normali livelli di kaliemia dovrebbe essere considerato un riferimento e un obiettivo terapeutico obbligato per questi pazienti.