Prevenzione cardiovascolare

Giuseppe Marazzi
Centro Prevenzione
Cardiovascolare
San Raffaele Termini Roma

È ben noto che il rischio di avere un infarto miocardico, un ictus o un qualunque evento vascolare è reversibile e la riduzione dei livelli dei fattori di rischio porta ad una diminuzione degli eventi stessi. Gli eventi cardio-cerebrovascolari sono riconducibili a fattori di rischio comuni che si possono modificare attraverso interventi che cambiano lo stile di vita e attraverso un’adeguata terapia farmacologica.

I fattori di rischio sono stati identificati attraverso ampi studi epidemiologici e ne è stata anche dimostrata la reversibilità del rischio: è possibile, dunque, evitare di ammalarsi di infarto miocardico e di ictus se identifichiamo il più precocemente possibile, anche da giovani, i fattori di rischio e se li “curiamo”.

I fattori di rischio cardiovascolare si dividono in modificabili (attraverso cambiamenti dello stile di vita o mediante assunzione di farmaci) e non modificabili.

I fattori di rischio non modificabili sono:

– l’età (il rischio aumenta progressivamente con l’avanzare dell’età),

– il sesso maschile (gli uomini sono più a rischio delle donne; tuttavia, nella donna il rischio aumenta sensibilmente dopo la menopausa),

– la familiarità (avere parenti, genitori, fratelli, sorelle, nonni, con eventi cardio-cerebrovascolari in età giovanile (meno di 55 anni negli uomini e di 65 nelle donne) aumenta il rischio di eventi cardiovascolari). I più rilevanti fattori di rischio modificabili sono il colesterolo (una sostanza normalmente presente nell’organismo che, se si trova in quantità eccessive nel sangue, aumenta il rischio di eventi dal momento che tende a depositarsi nelle pareti delle arterie). LDL-colesterolemia (“colesterolo cattivo”) sono le lipoproteine che trasportano il colesterolo nel sangue; maggiore è la loro quantità, maggiore è il rischio. HDL-colesterolemia (“colesterolo buono”) sono lipoproteine che trasportano il colesterolo in eccesso dai tessuti al fegato dove viene eliminato; minore è la loro quantità, maggiore è il rischio cardiovascolare.

Il fumo, dalla nicotina al monossido di carbonio a tutte le altre componenti, favorisce il danno endoteliale, organo che riveste internamente le arterie, favorendo l’aterosclerosi.

L’ipertensione arteriosa, la pressione arteriosa sempre elevata, aumenta costantemente il lavoro del cuore e danneggia l’endotelio favorendo la formazione di aterosclerosi nelle pareti delle arterie.

Il diabete, se non correttamente controllato, favorisce l’aterosclerosi e, quindi, incrementa il rischio cardiovascolare a tal punto che il paziente diabetico è considerato come un cardiopatico per il suo alto rischio di andare incontro ad eventi.

In una persona, il rischio di avere una malattia cardiovascolare è continuo e aumenta con l’avanzare dell’età: pertanto, non esiste un rischio nullo. Tuttavia, è possibile ridurre il rischio cardiovascolare o mantenerlo ad un livello basso riducendo il livello dei fattori modificabili attraverso un sano stile di vita e attuandolo fin dalla giovane età: prima si vive in modo sano, più si mantiene basso il rischio cardiovascolare e meno eventi cardio-cerebrovascolari si verificano. Per avere uno stile di vita sano è fondamentale non fumare o smettere il prima possibile: il fumo, dopo l’età, è il fattore più importante nell’aumento del rischio cardiovascolare. Già dopo pochi anni dall’aver smesso, il rischio cardiovascolare si riduce in modo rilevante. È dannoso sia il fumo attivo che quello passivo. Inoltre, è importante seguire una alimentazione varia che preveda un regolare consumo di pesce (almeno 2 volte alla settimana), un limitato consumo di grassi saturi (carne, burro, formaggi, latte intero), povera di sale e ricca di fibre (verdura, frutta, legumi). Altro aspetto importante è svolgere una quotidiana attività fisica. L’esercizio fisico regolare rafforza il cuore e migliora la circolazione del sangue. Non è necessario fare attività sportive particolarmente faticose: è sufficiente camminare per almeno 30 minuti al giorno e salire le scale a piedi. Mantenere un peso nella norma: l’obesità è anch’essa un fattore di rischio cardiovascolare ed è strettamente correlata al tipo di alimentazione e all’attività fisica svolta. Oltre allo stile di vita è fondamentale il trattamento farmacologico dei fattori di rischio cardiovascolari. La diagnosi e il trattamento dell’ipertensione arteriosa, del diabete e dell’ipercolesterolemia devono essere i più tempestivi possibile al fine di non incorrere in eventi cardiovascolari: non controllare o attendere l’inizio di una terapia può essere molto deleterio in quanto il fattore di rischio, comunque, danneggia le arterie e il cuore costruendo i presupposti di un evento cardiovascolare. La prevenzione cardiovascolare è primaria quando riguarda l’individuo sano in salute ed ha come scopo quello di prevenire l’insorgenza di malattie. La prevenzione cardiovascolare è secondaria quando riguarda il paziente già affetto da patologia e ha lo scopo di interrompere o limitare la progressione della malattia con l’intento di migliorarne l’esito e di limitare la comparsa di complicazioni. Nei pazienti affetti da un infarto miocardico, da un ictus, da una patologia vascolare è necessaria una più attenta valutazione dei fattori di rischio e ridurli in modo più rilevante in quanto tali pazienti sono maggiormente soggetti a nuovi eventi.

Nell’ambito della prevenzione cardiovascolare, un fattore che la influenza negativamente è l’aderenza al trattamento farmacologico e al corretto stile di vita: è stato stimato che, dopo pochi mesi, circa il 50% dei pazienti non assume la terapia prescritta in maniera adeguata o perché la sospende o perché la riduce e un numero maggiore di pazienti non mantiene un corretto stile di vita. Tutto questo porta a far alzare i livelli dei fattori di rischio cardiovascolari. È fondamentale che, una volta identificato un fattore di rischio, il paziente assuma il più aderentemente possibile, sia in termini di durata che di quantità, la terapia prescritta in modo da permettere una riduzione significativa del rischio e, quindi, degli eventi.