Prevenzione, sintomi e cura
Una Trombosi venosa non riconosciuta e non curata, in 40 casi su 100 si
trasforma in Embolia polmonare, che colpisce – in Italia – ogni anno
una persona su 100 ed è la causa più probabile di morte nelle donne dopo
il parto. Può colpire chiunque, nessuno è escluso da questa patologia:
anche Serena Williams, tennista di fama mondiale e super sportiva,
dopo il parto è stata colpita da Embolia polmonare. Anche a Chris Bosh,
campione di pallacanestro dei Miami Heat, fu diagnosticata un’Embolia
polmonare dovuta ad un coagulo di sangue che, formatosi in un polpaccio
infortunato qualche mese prima, era risalito fino a un polmone.
Diagnosi simile per MirzaTeletovic, cestista dei Brooklyn Nets. Ma cosa
provoca un’Embolia polmonare? Questa patologia è la conseguenza di
Trombosi venose gravi che, se non riconosciute, possono avere
conseguenze anche mortali. Parti del trombo che si formano in una vena
infatti, possono staccarsi ed essere trasportate dal flusso sanguigno
fino al polmone, trasformandosi in emboli che – attraversando cuore e
polmoni – causano in quest’ultimo una Embolia. Solitamente il trombo
responsabile dell’Embolia, si forma in una gamba, in un braccio, in una
vena dell’intestino, del rene, delle ovaie o dell’utero. Gli uomini
sopra i 50 anniche soffrono di malattia sistemica infiammatoria o
neoplastica, di insufficienza cardiaca oppure hanno già avuto in
passato Trombosi o Embolia, ad esempio, sono più soggetti ad Embolia
polmonare che ha origine dall’intestino. Talvolta, questa patologia
viene definita come killer silenzioso perché non si manifesta con
sintomi evidenti. Se presenti, alcuni sintomi sono: forte dolore al
torace o al dorso, difficoltà di respiro e – in alcuni casi – tosse con
tracce di sangue nella saliva, accelerazione o irregolarità del
battito cardiaco, spesso accompagnati a dolore o gonfiore a una gamba o
entrambe, dolore al braccio, all’addome e febbre. In caso di sospetto è
bene avvisare immediatamente i soccorsi e recarsi in ospedale per
svolgere tutti gli esami necessari. In passato, per diagnosticare
un’Embolia, si utilizzava la scintigrafia polmonare che permetteva di
fotografare le zone del polmone alle quali mancava ossigeno per colpa
di un embolo. Oggi si privilegia la TAC torace multistrato con mezzo di
contrasto, che evidenzia le arterie polmonari chiuse da trombi e
fornisce un quadro più accurato del danno. Una volta diagnosticata è
possibile intervenire con rapidità con farmaci che rendono il sangue
più fluido così da sciogliere il trombo. L’Embolia è una patologia
curabile, tuttavia se gli emboli che hanno intaccato un’arteria
polmonare non si sciolgono completamente, la pressione con la quale il
cuore deve spingere il sangue nel polmone aumenta, così da provocarne
l’ingrossamento e l’affaticamento, rischiando un’aritmia. Spesso, ad
essere colpiti da Embolia polmonare sono purtroppo i malati di cancro.
Questo perché molti tipi di tumore producono sostanze che attivano il
sistema della coagulazione del sangue e aumentano la probabilità di
Trombosi, ovvero il catetere venoso centrale inserito in una vena per
la chemioterapia provoca rallentamento dello scorrere del sangue nelle
vene e infiammazione della vena stessa che può chiudersi e liberare
emboli. La stessa chemioterapia,provoca la liberazione di sostanze da
parte del tumore che possono confondere il sistema della coagulazione
del sangue e spingerlo a coagulare in modo eccessivo e a formare trombi
e ed emboli. La coagulazione del sangue è infatti un processo che si
attiva per un determinato motivo, che può essere il guarire una ferita,
fermare un’emorragia o una infiammazione. Questo processo tuttavia ha
una durata limitata nel tempo. In caso di pazienti con tumore, il
sangue coagula più del normale, il che li rende più esposti al rischio
di avere una Trombosi. La Trombosi, in alcuni casi, può essere
addirittura il primo sintomo di un cancro non diagnosticato. In assenza
di fattore scatenante, si eseguono accertamenti mirati ad escludere un
tumore nascosto. In generale, la probabilità di Trombosi aumenta in
caso di immobilizzazione prolungata per una malattia, soprattutto se
accompagnata da febbre, un intervento chirurgico recente, un trauma o
un’ingessatura, malattia autoimmune, gravidanza, parto e terapia
ormonale per la donna, un lungo viaggio aereo in posizione scomoda, e la
chemioterapia attraverso un catetere venoso centrale. Recenti studi
hanno però comprovato che i farmaci anticoagulanti necessari per curare o
prevenire la trombosi, in particolare le eparine, in molti casi sono
in grado di rallentare la progressione del tumore e la migrazione di
cellule destinate a produrre metastasi, prolungando la vita di chi è
stato colpito dal cancro e dalla trombosi contemporaneamente. Una buona
notizia che ci spinge ad impegnarci sempre più nella ricerca ma anche
nella prevenzione dei fattori di rischio. Prendersi cura della propria
salute, affidarsi a specialisti ed eliminare i fattori di rischio può
evitarci di incorrere in una malattia cardiovascolare da trombosi, come
l’Embolia polmonare. Proprio per questo ALT Associazione per la Lotta
alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari Onlus, ha aderito alla VI
edizione del World Thrombosis Day, giornata che in tutto il
mondo si celebra il 13 ottobre e viene dedicata alla sensibilizzazione
sulla Trombosi. Obiettivo della giornata è educare popolazione, media e
istituzioni sul rischio delle malattie cardiovascolari da trombosi,
come riconoscerle in tempo per curarle, e suifattori scatenanti. In un
caso su tre infatti, queste patologie possono essere evitate. Tema
della campagna di quest’anno è stata proprio la relazione pericolosa
tra Trombosi e cancro: i malati di tumore infatti, hanno un rischio
quattro volte superiore rispetto alla popolazione generale di
sviluppare gravi coaguli di sangue. Cercare di mantenere uno stile di
vita il più possibile attivo mentre si combatte il cancro, è
fondamentale perché aiuta la circolazione del sangue nelle vene.
Piccoli gesti come una camminata all’aria aperta, una piccola
passeggiata in casa se costretti a letto e su indicazione del proprio
medico curante o qualche momento di gioco con i propri figli, possono
prevenire la formazione di trombi. Al World Thrombosis Day hanno
aderito oltre 2000 realtà provenienti da oltre 100 Paesi, con più di
9000 eventi nel mondo. ALT da più di 30 anni è attiva in Italia con
campagne che stimolano la popolazione a conoscere la Trombosi, le sue
conseguenze, i meccanismi con i quali agisce, i fattori di rischio che
la rendono più probabile, i sintomi che la segnalano precocemente.
Smettere di fumare, prendersi cura di se stessi con un’alimentazione
sana e bilanciata, combattere il sovrappeso, fare attività fisica sono
piccoli accorgimenti che possono evitarci di incorrere in una malattia
cardiovascolare da trombosi e – più in generale – in qualunque
patologia.
Dott.ssa Lidia Rota Vender
Specialista in Ematologia e Malattie cardiovascolari da Trombosi