Una trombosi di una vena può causare una Tromboembolia Polmonare, una patologia subdola e pericolosa, in molti casi mortale!

Mercoledì 15 aprile, si è tenuta la 9° Giornata Nazionale per la lotta alla Trombosi, organizzata dal ALT – Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari – Onlus quest’anno dedicata alla Tromboembolia Polmonare, una patologia subdola e pericolosa, in molti casi mortale, ma che può essere evitata se sospettata per tempo, e in molti casi curata.

L’Embolia Polmonare è la complicanza più seria di una Trombosi che si forma in una vena, delle gambe, delle braccia, dell’addome, di qualunque parte del corpo. Le malattie da Trombosi sono fenomeni gravi e frequenti, più di quanto possiamo immaginare: sono infatti la prima causa di morte in Italia e nel Mondo. La gravità dipende poi dal tipo di vaso in cui si forma – se è un’arteria o una vena –, dalle sue dimensioni e dall’importanza delle cellule che rimangono senza ossigeno. Spesso, erroneamente, si pensa che una Trombosi arteriosa sia più seria di una Trombosi venosa perché i suoi effetti sono drammatici e improvvisi. Anche la Trombosi venosa può essere altrettanto grave e spesso non viene riconosciuta in tempi rapidi, come nel caso dell’Embolia polmonare, una patologia mortale. I motivi che confondono il sangue facendolo coagulare più del previsto sono molteplici e più fattori di rischio sono presenti contemporaneamente, più aumenta la probabilità che il sistema della coagulazione perda il controllo, dando origine a un Trombo. Tra questi ricordiamo il fumo di sigaretta, malattie della tiroide, malattie infiammatorie acute o croniche, gravidanza, terapia ormonale o sovrappeso, sedentarietà, perdita di elasticità delle vene delle gambe (vene varicose), traumi e ingessature, tumori, chemioterapia e presenza di cateteri venosi centrali. Possiamo parlare di Trombosi venosa quando un Trombo ostacola il passaggio del sangue in una vena. Può iniziare da vene piccole come quelle del piede o del polpaccio, dando sintomi velati ed estendersi fino a vene più grandi come quelle femorali e iliache nella coscia, dando sintomi evidenti come gonfiore e dolore. La Trombosi Venosa Profonda (TVP) si può verificare più raramente negli arti superiori, soprattutto in giovani che – allenandosi con frequenza – provocano un accrescimento rapido della muscolatura. Spesso non si manifesta con segni riconoscibili e tende a ritornare anche una volta scomparsa, soprattutto se non riconosciuta con rapidità e curata nel modo corretto. A volte, provoca dolore, gonfiore o rossore, la zona colpita è dolorante anche a riposo, è gonfia e molto calda, come se soffrissimo di crampi prolungati.

Dobbiamo sospettare immediatamente di trovarci di fronte ad una Trombosi Venosa Profonda quando i sintomi si manifestano in un soggetto che ha già sofferto di Flebite o Trombosi in passato, se si porta il gesso o se si è stati sottoposti ad un intervento chirurgico di recente, soprattutto all’addome o alle pelvi. Altri campanelli d’allarme sono l’inizio di una terapia estroprogestinica, una gravidanza, i primi 60 giorni dopo il parto, se il paziente ha avuto un Ictus cerebrale con paralisi di una parte del corpo, un tumore o porta un catetere venoso centrale (CVC) o Groshung per l’infusione della chemioterapia. Fortunatamente, una TVP è curabile con farmaci che sciolgono il Trombo (trombolitici): questi farmaci riducono la tendenza del sangue a coagulare permettendo al sistema naturale della fibrinolisi di sciogliere il Trombo naturalmente e rendendo il sangue più “fluido” del normale affinché non si formi un nuovo Trombo. I farmaci anticoagulanti sono potenti ed efficaci: sarà il medico a decidere modalità e dosi, dopo aver condiviso con il paziente rischi e benefici della terapia. A volte, un Trombo può anche sciogliersi da solo grazie al meccanismo della fibrinolisi. Se invece si frammenta disperdendo nella circolazione del sangue Emboli che arrivano al polmone, può causare Embolia polmonare e Infarto polmonare. Trombosi Venosa e Embolia Polmonare sono dunque strettamente collegate anzi, quest’ultima – più correttamente – andrebbe chiamata Tromboembolia polmonare. Fino a pochi anni fa infatti, si faceva distinzione tra queste due patologie che i medici tendevano a considerare due eventi correlati ma separati. Oggi, grazie alla ricerca e allo studio dei casi, possiamo definirle nel loro insieme, Tromboembolia, perché nella maggior parte dei casi una Trombosi venosa è seguita da Embolia Polmonare. Quest’ultima, non sempre dà sintomi evidenti, ma se non diagnosticata o se sottovalutata, può togliere la vita per insufficienza polmonare e aritmia o può provocare ipertensione polmonare, grave difficoltà respiratoria e scompenso cardiaco. Proprio per questo, anni fa, è stato creato in Spagna – grazie alla determinazione di un medico spagnolo – RIETE, il registro internazionale della “enfermedad” tromboembolica. Grazie a questo importantissimo strumento, sono stati raccolti dati relativi a casi di Tromboembolia in 24 Paesi, è stato possibile studiarne le cause, i fattori di rischio e perché questa patologia colpisce pazienti di ogni età, in situazioni diverse e con gravità differenti. I ricercatori che collaborano a RIETE hanno esaminato le caratteristiche della Tromboembolia in 90.478 pazienti colpiti: 1.571 avevano meno di 24 anni (fra 10 e 24 anni) e di questi 689 erano donne per lo più in terapia ormonale, in gravidanza o nel periodo immediatamente successivo al parto. Il dato più eclatante è che la maggior parte di questi pazienti, non era in alcun modo classificata come ad alto rischio, secondo le classifiche di valutazione abitualmente utilizzate. Tutto questo dimostra come la prevenzione, la ricerca, la collaborazione e la corretta informazione siano fondamentali per evitare le complicanze più gravi di una patologia oggi frequentissima. Tra gli eventi cardiovascolari infatti, la Tromboembolia venosa è la prima causa di morte nel Mondo: su 100 persone colpite, in 10 perdono la vita. Le malattie da Trombosi nel nostro Paese, rimangono la prima causa di morte o grave invalidità nella popolazione di età superiore ai 65 anni, sebbene in un caso su tre potrebbero essere evitate.

Conoscere la Trombosi dunque, sapere quali sono i fattori di rischio e modificare il nostro stile di vita, riconoscerne i sintomi senza sottovalutarli prendendoci cura della nostra salute, sono azioni che ci permettono di diminuire le probabilità di incorrere in una patologia da Trombosi. Per aiutare la diffusione di questo messaggio, ALT Onlus ha voluto dedicare la 9° Giornata Nazionale per la Lotta alla Trombosi 2020 alla Tromboembolia polmonare che – come abbiamo visto – può colpire chiunque, anche giovani, sportivi e le donne in uno dei momenti più felici della loro vita, come la gravidanza e il parto. Una Giornata per la Lotta alla Trombosi un po’ diversa la nona, a causa dell’emergenza da Covid-19, senza eventi dal vivo o manifestazioni, ma interamente digitale, con video e post informativi su Facebook e Instagram per spiegare come riconoscere una Tromboembolia polmonare, quali sono i fattori di rischio, i sintomi e le cure. Una edizione che corre veloce, così come il nostro impegno per informare quante più persone nel mondo affinchè nessuno possa dire un giorno “io non lo sapevo…”

Dott.ssa Lidia Rota Vender
Specialista in Ematologia e Malattie cardiovascolari da Trombosi e Presidente di ALT – Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari – Onlus www.trombosi.org