Attenzione all’utilizzo di idrossiclorochina e azitromicina nei pazienti con malattie cardiovascolari da COVID-19

L’idrossiclorochina e l’azitromicina sono terapie attualmente utilizzate per la potenziale profilassi o il trattamento dell’infezione da COVID-19. La prima è un farmaco autorizzato per il trattamento della malaria e di alcune malattie autoimmuni; la seconda è un antibiotico indicato nel trattamento delle infezioni batteriche delle alte e basse vie respiratorie, del cavo orale, della cute e dei tessuti molli e nelle infezioni uro-genitali. Entrambi i farmaci possono essere causa di torsione di punta, cioè di una particolare forma di tachicardia ventricolare che si verifica in pazienti con intervallo QT lungo che predispone ad aritmie: l’idrossiclorochina può provocare un allungamento dell’intervallo QT e può provocare torsione di punta. Si ritiene che i farmaci per la profilassi della malaria, come quest’ultima, agiscano sugli stadi di ingresso e post-ingresso del SARS-CoV e SARS-CoV-2. L’azitromicina è sempre più riconosciuto come una rara causa di prolungamento dell’intervallo QT, di gravi aritmie e di aumento del rischio di morte improvvisa. Studi elettrofisiologici suggeriscono che entrambi i farmaci possono essere proarritmici, produrre cioè una nuova alterazione o una aumentata frequenza di aritmie preesistenti. Non è stato studiato l’effetto della combinazione di questi agenti sul QT o sul rischio di aritmia e sono attualmente in corso studi randomizzati per valutarne l’effetto combinato in soggetti affetti da COVID-19 in quanto questi pazienti hanno spesso comorbidità che possono aumentare il rischio di aritmie gravi.

Fonte: Circulation. 2020 Apr 8. doi: 10.1161/CIRCULATIONAHA.120.047521